Tutto il vino naturale ed artigianale che cerchi

Spedizione gratuita in italia a partire da 89 euro

Ungheria

Ungheria: Riflessioni

L'Ungheria da sempre è il Paese trainante della Mitteleuropa in quanto a tradizione vinicola, con una impressionante gamma di varietà autoctone e normative all'avanguardia, che già nel XVIII secolo valorizzavano il singolo vigneto. Finalmente ora queste uve locali vengono promosse, e quello che prima era un difetto ora si rivela un asso nella manica ed infatti lo stile magiaro post-comunista offre un ampio ventaglio di vini indiscutibilmente ben fatti. .
Caldo, speziato, e con una nota selvaggia che lo caretterizza profondamente .Ovviamente i vitigni internazionali come Cabernet Franc, Merlot e Sauvignon Blanc non sono mai stati abbandonati ed anzi sono parte integrante del sistema enoico ungherese. In tutte le regioni il clima è tendenzialmente più mite rispetto ai Paesi confinanti, il clima è fresco e la stagione delle coltivazioni più breve rispetto alle aree del Mediterraneo. Tutti i vigneti più importanti si fanno scudo dei rilievi montuosi, e questo crea un micro-clima sempre diverso a seconda della regione presa in considerazione. Le uve ungheresi più celebri sono lo strutturato e vivace Furmint, il morbido ed legante Harslevelù, l'aromatico Leanyka ed il vinoso Kiralyleanyka. Poi ancora l'ibrido Irsai Oliver, l'Olaszrizling, Welschriesling, e Szurkebarat, Pinot Gris. Ce ne sono anche di rarissime come Keknyelu, l'aspro Ezerjo e l'elegante Juhfark di Somlò che richiede ossigenazione ed invecchiamento per smussarsi.
Le varietà a bacca rossa magiare sono ancora in minoranza e limitate alle zone di Eger, Sopron, Szekszard e Villany (la più calda, dove nascono vini corposi e potenti); tra queste la più importante è il Kekfrankos, il Blaufrankisch, fresco e dal grande potenziale, specie a Szekszard.
Metà delle vigne ugheresi si estende nelle grandi pianure, dove è facile da lavorare, tra i fiumi Danubio e Tisza, nelle regioni di Kunsag, Csongrad e Hajos-Baja.
Altre aree degne di nota sono Matra, a ovest di Eger, dove l'impulso alla vinificazione naturale è piuttosto alto; a est di Sopron troviamo Neszmely, un tempo conosciuta come la fucina dei vini dal gusto internazionale, destinati all'estero. A ovest di Budapest, un'altra fiorente fonte di bianchi, Etyek-Buda. A Somlò si producono alcuni vini davvero interessanti come lo Juhfark di cui si parlava prima e degli elegantissimi Furmint. Non lontana l'argilla calcarea di Mor, che si traduce in Ezerjo freschi e saporiti, alle volte nobilmente dolci. Ed infine, prima di parlade di sua maestà il Tokaj, occorre menzionare il Lago Balaton, il mare d'Ungheria, che col suo clima mite accoglie in maniera perfetta l'Olaszrizling: le quattro sottoregioni della zona sono Badacsony, Balatonfured-Csopak, Balatonboglar e Zala.
Il Tokaj è una regione a parte da 400 anni, per stile, qualità e prestigio e prende il nome dell'omonima cittadina. Narra il mito che il nobile Tokaji Aszu fosse prodotto in maniera metodica da uve botritizzate dal cappellano della famiglia Rakoczi, Szepsy Lacko Matè, nel leggendario vigneti di Oremus, già nel 1630. Ciò che è certo è che questo nettare è stato il primo vino realizzato con questa metodologia, probabilmente ben due secoli prima dell'altrettanto celebre Sauternes. In questa regione infatti ci sono tutte le condizioni climatiche idonee affinchè l'appassimento delle uve e la sua conseguente concentrazione zuccherina, diano origine a vini tanto iconici.
Parliamo di vini notevoli per combinazione di dolcezza, acidità e frutto, che ricorda molto l'albicocca. La vendemmia inizia solitamente a fine Ottobre, allorquando l'uva avvizzita, detta aszu, e quella non ancora intaccata dalla Botrytis, vengono raccolte insieme ma conservate separatamente. Queste ultime sono poi pigiate e fermentate per ottenere vini secchi, tra cui una potente base per il Tokaji. L'aszu viene invece conservata nei tipici recipienti detti puttonyos (dei tini da 20 litri), da cui cola lentamente l'Eszencia, con i 850 g/l di zucchero. Alla fine della vendemmia gli acini aszu restano immersi fino a 5 giorni nel mosto fresco o nel vino base precedentemente (o parzialmente) fermentato., nella proporzione di un kg/l. La fermentazione viene poi calibrata a seconda del residuo zuccherino e della temperatura in cantina. Se il primo è più alto, la seconda più bassa, con fermentazione più lenta, o viceversa. I vini migliori mantengono un alto grado zuccherino naturale e quindi un basso tenore alcolico, intorno ai 10%, al contrario di quanto accade coi prodotti più umili. Il grado di dolcezza è tradizionalmente il risultato del numero di Puttonyos di Aszu aggiunto ad ogni Gonci di vino base, una botte da 136 litri.
Al vertice della piramide qualitativa troviamo gli Aszu 6 puttonyos, inferiori solamente all'Eszencia, che ne vale 7, praticamente non fermentato o quasi. L'Aszu 6 puttonyos deve avere un residuo zuccherino di almeno 150 g/l, mentre il 3 puttonyos, il base, ne ha 60 g/l, l'equivalente di un Auslese. Quelli a 4 e 5 puttonyos corrispondono invece a un Beerenasulese. L'invecchiamento è di almeno 3 anni, di cui 2 in botte. La cosa più incredibile è che ha un potenziale di invecchiamento possibilmente infinito.
Ciò che rimane del vino base è definito Szamorodni (letteramente 'come viene' in lingua polacca) perchè generato con meno cura da uve botritizzate e/o surmature, nella sua versione secca viene si chiama Szaraz ed assomiglia a uno Sherry, mentre l'Edes è più amabile.
L'Ungheria ha una superficie vitata di circa 65000 ettari ed una produzione annua che sfiora i 2 milioni di ettolitri, per un valore di circa 25 milioni al 2019.

Chiudi ✕

Prezzo

Tipologia

Paese

Regioni

Annata

Formato

Vitigno

Produttori & Tags

it_ITItaliano
0
    0
    Your Cart
    Your cart is empty
    Scorri in alto

    become part of our

    Family